In aumento le truffe sui cellulari
In aumento le truffe sui cellulari: Attenti ai banner pubblicitari sul vostro telefonino.
Suonerie per smartphone, siti di incontri e chat gratuite che per errore si possono attivare rappresentano un grave pericolo per le tasche dei distratti utenti, che si vedono azzerare il credito telefonico, se si ha una sim ricaricabile o si ritrovano con una spesa esorbitante da pagare se invece sono sottoscrittori di un’abbonamento.
Per non parlare poi del rischio di subire phishing o di ritrovarsi con virus informatici, visto che i sistemi di controllo sono ridotti al minimo e spesso gli apparecchi utilizzati non hanno un antivirus. Si moltiplicano quindi tutta una serie di truffe ben architettare per prendere all’amo i distratti utenti.
Una delle truffe più comuni è, in questi mesi, lo svuotamento della ricarica telefonica nuova, grazie ad una semplice iscrizione ad un sito di giochi, di incontri o per il download di suonerie. L’iscrizione però, avviene all’insaputa dell’utente. Infatti, si era generalmente abituati a siti dove i soldi venivano prelevati dal conto solo se si avesse fornito le proprie credenziali dell’e-banking o il numero della carta di credito, nel caso degli smartphone è tutto diverso. Qui basta un semplice click, un errore di pressione durante la digitazione, infatti e sufficiente toccare anche per sbaglio un banner pubblicitario e il gioco è fatto. Arriva subito il messaggino: “Grazie per esserti iscritto al nostro servizio; il costo è ….”. Il servizio è di fatto a questo punto collegato direttamente alla scheda telefonica e da qui inizia a prosciugare i soldi dell’utente.
A questo punto non rimane che chiedere la cancellazione dal servizio, se l’utente distratto si sia accorto che si è abbonato ad un servizio. Quindi bisogna telefonare al numero che ti indicano per disattivare il servizio, che naturalmente è anche a pagamento, vi farà attendere al telefono circa 5 minuti (che pagherete con il costo della chiamata) e quindi provvederà alla cancellazione nel termine di 48 ore (durante le quali, ovviamente, continuerete a pagare il servizio non richiesto).
Ma come è possibile? Senza aver dato un’adesione o il proprio numero telefonico o aver cliccato su un’informativa o aver saputo prima i prezzi? Di fatto è quello che avviene: un contratto stipulato con la pressione di un dito, senza alcun regolamento, condizione, informativa, indicazione di prezzi e diritto di recesso.
Nel caso di schede prepagate il danno può essere di poche decine di euro. Diversa però è l’ipotesi degli abbonamenti: questi ultimi, infatti, sono collegati al conto corrente che, in poco tempo, se l’utente è distratto, vengono prosciugati.
Insomma, si tratta di un danno non da poco conto, per un dito impreciso nel toccare il display del cellulare.
Quando arriva il conto della bolletta telefonica è troppo tardi: il gestore risponde che il servizio è stato attivato e che, comunque, la bolletta va pagata. Per cifre sotto le 100 euro nessuno, poi, si prende la briga di scrivere al Garante per denunciare questi episodi.
Peraltro, Compagnie telefoniche e Garante della Concorrenza sono quanto meno colpevoli di un’assoluta mancanza di controllo preventivo.
Ma non è tutto. Il rischio di phishing e di frodi è molto più capillare. Il successo delle frodi informatiche si basa sull’aggressione di piccoli importi, per i quali il cittadino mostra un basso livello di attenzione e, nello stesso tempo, è scoraggiato dal perseguirle penalmente.
Nel caso in cui il phishing attacchi il conto corrente bancario c’è la possibilità di un’estrema difesa, con l’aiuto delle forze di polizia. Dopo che la truffa ha raggiunto il suo scopo, ci si può rivolgere al proprio istituto di credito. Bankitalia ha definito infatti la responsabilità, in linea generale, delle banche e intermediari in caso non abbiano predisposto adeguate misure di contrasto alla frode elettronica. Salvo – e per questo il risparmiatore deve porre attenzione – che si possa dimostrare che non ci sia stato un comportamento diligente del cliente.
Un’ulteriore aiuto arriva anche dal decreto anti femminicidio, nel quale è stata inserita anche un’aggravante che aumenta notevolmente le pene nel caso di truffe relative al phishing bancario, anche se però i soggetti che spesso vengono identificati sono generalmente residenti all’estero, quindi non facilmente perseguibili dalla magistratura italiana.
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