
Il futuro dei dazi in America
A partire dal 5 aprile 2025, gli Stati Uniti hanno introdotto una tariffa del 10% su tutte le importazioni, con aliquote più elevate per determinati paesi. Ad esempio, le importazioni dall’Unione Europea sono soggette a un dazio del 20%, mentre quelle da paesi come il Vietnam affrontano tariffe fino al 46%.
Queste misure hanno suscitato preoccupazioni a livello globale. Le borse europee hanno registrato cali significativi in risposta all’intensificarsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Inoltre, paesi del Sud-Est asiatico, come Thailandia e Indonesia, sono tra i più colpiti dai nuovi dazi, il che potrebbe destabilizzare gli equilibri geopolitici della regione.
L’amministrazione Trump sostiene che queste misure siano necessarie per ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti, che ha raggiunto 1,2 trilioni di dollari lo scorso anno. Il rappresentante commerciale Jamieson Greer ha dichiarato che oltre 50 paesi hanno manifestato interesse a negoziare nuovi accordi commerciali in seguito all’annuncio dei dazi.
Tuttavia, esistono opinioni contrastanti all’interno dell’amministrazione riguardo agli obiettivi dei dazi. Stephen Miran, presidente del Consiglio dei Consulenti Economici della Casa Bianca, ha riconosciuto l’esistenza di “narrazioni contrastanti” sul fatto che i dazi rappresentino un’opportunità di negoziazione o meno.
In sintesi, il futuro dei dazi negli Stati Uniti appare incerto e dipenderà dall’evoluzione delle negoziazioni con i partner commerciali e dalle dinamiche politiche interne.
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